Sostanze tossiche nei materiali a contatto con gli alimenti: capitolo primo

Bottiglia_plasticaQuando acquistiamo un alimento confezionato, il primo pensiero va alla sicurezza sull’igiene, al fatto che ci dà maggiori garanzie di non contaminazione da batteri. Non si pensa che potrebbero essere rilasciate sostanze non gradite al nostro organismo proprio dai materiali di imballaggio.

Ci sono studi recenti che testimoniano proprio questo. L‘Istituto Superiore di Sanità fa sapere che fra le istituzioni europee c’è preoccupazione in merito; alcuni enti ritenuti autorevoli, fra cui il Food Packaging Forum, stanno raccogliendo dati a dimostrazione della necessità di approvare leggi restrittive sulle sostanze da usarsi per la produzione di materiali destinati al contatto con gli alimenti.  A titolo di esempio, citerò qui alcune fra le sostanze che vengono segnalate fra quelle cedute da contenitori in plastica approvati per alimenti: conservanti tossici (formaldeide, acetaldeide); metalli pesanti (fra cui composti organostannici); additivi per la plastica non adatti all’alimentazione (stabilizzanti per raggi UV, ritardanti di fiamma bromurati, plastificanti); sostanze con funzioni varie ormai proibite in altri settori in quanto interferenti endocrini (nonilfenoli, cloruro di vinile, ftalati, bisfenolo A, stirene).
Tutte queste sostanze, alcune dalle tossicità davvero preoccupanti, vengono quotidianamente ingerite da adulti e bambini tramite l’assunzione di bibite, yogurt e latticini, svariati alimenti contenuti in sacchetti, scatole, bottiglie…

Fra le prime nazioni a prendere posizione su questi argomenti vi è la Francia, che sta mettendo al bando il bisfenolo A non solo nei materiali destinati all’uso interno, ma anche per quelli destinati all’esportazione, per senso di responsabilità verso i cittadini non francesi. Un aspetto inquietante riguarda tuttavia l’atteggiamento di talune industrie produttrici di tali materiali, che si oppongono a questo intervento chiedendo misure più blande (con la richiesta di “non spaventare i cittadini”); anzi, nel giugno 2013 Plastics Europe, l’Associazione Europea Produttori Plastica, ha addirittura denunciato la Francia alla Commissione Europea per presunte violazioni dei diritti delle industrie. Fortunatamente per i cittadini, l’ECHA (l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche) e l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) si stanno muovendo per dimostrare che la decisione della Francia è ben motivata e il bando del bisfenolo A avrà un seguito e una diffusione.

Il problema che sorge ora però è: le sostanze che già da tempo vengono utilizzate al posto del bisfenolo A (per esempio nei biberon in plastica) sono davvero sicure? E le altre sostanze di vario genere, quali conseguenze possono avere sulla salute dei consumatori? Gli studi sono in corso e le risposte che iniziano ad esserci non sono sempre confortanti…

Il seguito alla prossima puntata!