Le sostanze tossiche persistenti, non biodegradabili e bioaccumulabili, vengono assorbite dall’erba e dalle piante utilizzate come foraggio per gli animali d’allevamento; poi si ritrovano accumulate nel latte, nelle uova. Non solo: anche nei cereali e nella frutta e verdura.
Riversate negli specchi d’acqua e nei fiumi, spesso arrivano nelle falde sotterranee che utilizziamo per rifornirci di acqua potabile.
L’inquinamento dell’acqua, come tutti sappiamo, non deriva solo dai detergenti:
- idrocarburi (carburanti e olii minerali):
depositati sul mano stradale dalle automobili in transito oppure sgocciolati vicino alle pompe di benzina e poi dilavati dalle piogge o provenienti da perdite nei serbatoi di stoccaggio;
- pesticidi e fertilizzanti:
utilizzati in agricoltura;
- metalli pesanti:
provenienti soprattutto dall’industria metallurgica (trafilerie, altoforni);
- solventi clorurati:
provenienti anch’essi dall’industria metallurgica e da altre industrie;
- PCB:
ora proibiti, in passato utilizzati nei trasformatori industriali;
- diossine:
sottoprodotti indesiderati della manifattura di clorofenoli e fenossi-erbicidi, della sbianca della cellulosa a base cloro (ora in fase di abbandono) e della combustione di rifiuti contenenti cloro. Infatti la combustione di materiali plastici e clorurati insieme, quando è svolta a temperature troppo basse (per esempio: la spazzatura bruciata ai margini delle strade) produce diossine. Le diossine si accumulano specialmente nei grassi, quindi nel latte e nella carne degli animali allevati con mangimi e fieno inquinato da diossine.
- altri inquinanti (IPA = Idrocarburi Policiclici Aromatici, etc.)