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Un aspetto della divulgazione scientifica

Mi è capitato di confrontare le mie opinioni su argomenti scientifici con quelle di giornalisti che si occupano professionalmente di divulgazione scientifica. Ferma restando l’importanza di aver compiuto degli studi attinenti (è più difficile, infatti, che una persona che ha fatto studi umanistici, come lettere o lingue, capisca bene gli argomenti scientifici e riesca a tradurli adeguatamente per il pubblico), ho rilevato in qualcuno una certa riluttanza a tenere conto di studi scientifici molto aggiornati. Perché?

Pensate a una persona che faccia della divulgazione scientifica il proprio mestiere, basando il proprio reddito, per esempio, sulla redazione di libri con contenuti scientifici divulgativi. Un libro non è facilmente aggiornabile: se vi è esposta una teoria, o una interpretazione di una serie di dati volta a dimostrare una tesi dell’autore, essa non sarà poi soggetta a revisioni in quanto scritta ed esposta in termini “assoluti”. Ciò implica che, se nel giro di pochi anni gli scienziati che fanno ricerca “sul campo” trovano nuovi dati che non suffragano tale teoria, bensì la smentiscono almeno in parte, il divulgatore si sentirà, purtroppo, poco incline a seguire questi nuovi filoni per non smentire quanto aveva scritto nel libro.

Anche a me piace fare divulgazione scientifica, per dovere civico e per spiegare alcune scelte tecniche che opero nel mio lavoro; tuttavia cerco di conservare l’elasticità necessaria ad accogliere i nuovi dati e i nuovi filoni di ricerca portati avanti dagli scienziati. Secondo me non ha senso, infatti, “schierarsi” a favore di una sostanza o di un’altra: se viene dimostrato che una sostanza è più (o lo è meno) tossica di quanto si credeva, a mio parere non è corretto mantenersi per partito preso sulle vecchie posizioni.

Personalmente faccio il possibile per tenermi aggiornata e, lavorativamente parlando, per adattare le mie scelte tecniche agli aggiornamenti in modo razionale.  Credo e spero che questo sia il modo più corretto per lavorare, soprattutto considerando che i prodotti a cui applico questa procedura hanno a che vedere sia con la cura dell’ambiente sia con l’igiene di ambienti e persone.

Perchè lo stato infiammatorio non è compatibile con la donazione Avis

Donazione_sangueQuando si dona il sangue oppure un emoderivato (plasma, piastrine) bisogna sempre ricordarsi che potrebbe essere utilizzato, come spesso è, da persone a cui i medici stanno curando un tumore. Spesso si tratta di bambini, per esempio con leucemie. Durante le cure chemioterapiche, questi pazienti hanno le difese immunitarie molto basse, tanto che devono essere particolarmente cauti nella vita di tutti i giorni e non esporsi a virus né infezioni batteriche. Devono adottare misure preventive particolari, perchè per loro le infezioni possono essere molto pericolose.
Quando devono ricevere sangue o emoderivati per via trasfusionale, si aspettano che questo dia loro nuova vita, che sia integro e pulito da ogni agente infettante. Generalmente lo è. Tuttavia, se il donatore, al momento della donazione, presenta infezioni (come l’influenza o il raffreddore) o reazioni allergiche (come quelle ai pollini o alla polvere) e in presenza di sintomi, nel sangue potrebbero essere presenti quantità elevate di anticorpi. Gli anticorpi fanno parte della risposta immunitaria di un organismo sano ad un’infezione o ad un antigene (come nel caso delle allergie); nel malato oncologico, sono dannosi perchè dànno segnali di “allarme” ingiustificato (perchè nel paziente quell’infezione NON C’È, in quel momento) a un sistema immunitario che non può rispondere, in quanto “inattivato”, con conseguenze anche molto gravi.
Fra le cose a cui il donatore deve stare attento c’è l’assunzione di latte o latticini prima della donazione.
Le persone che soffrono di allergia in fase acuta, e quindi con sintomi, e comunque le persone allergiche al lattice o al veleno degli imenotteri (vespe e api), sono purtroppo escluse dalla donazione di sangue, per non rischiare di esporre i pazienti a surplus di anticorpi…
Concludendo, bisogna essere molto responsabili quando si dona il sangue, perchè potrebbe arrivare a pazienti sensibili, che non sono affatto rari!
Ecco perchè capita che il medico dell’AVIS ci rimandi a casa senza aver effettuato la donazione, dopo averci visitato e aver capito che il nostro organismo non è al massimo, oppure che abbiamo fatto qualcosa che pregiudichi la qualità del sangue. Non prendiamocela e, la prossima volta, stiamo un po’ più attenti! 😉

Sull’Artemisia annua

ArtemisiaMi è stato chiesto un parere sulle notizie che attribuirebbero alla pianta Artemisia annua una grande efficacia come antitumorale. Premetto e ricordo a chi legge che io non sono un medico, bensì un chimico che si è votato alla prevenzione dell’esposizione dei cittadini a sostanze tossiche; posso comunque esprimere il mio parere sulla base delle mie conoscenze e della documentazione a me accessibile.

Innanzitutto va detto che già esistono numerosi chemioterapici di origine naturale, fra cui gli alcaloidi della Vinca (vincristina, vinblastina, vindesina, vinorelbina), l’asparaginasi e altri: tutti farmaci molto attivi, già presenti da molti anni nei protocolli di cure antitumorali. Nell’articolo pubblicato nel 2012 dal Journal of Biomedicine and Biotechnology Volume 2012, Art ID 247597 (visionabile qui), si dice che l’artemisinina (la sostanza attiva principale finora individuata) si è rivelata efficace in varie prove in vitro e che un farmaco con questo principio attivo potrebbe efficacemente abbinarsi ad altri farmaci anticancro. Tutto questo è interessante e promettente. Però si dice anche che esiste la possibilità che si crei resistenza alle cure in taluni tipi di tumore, indotta dall’artemisinina; questo va verificato e analizzato con molta attenzione.

Va ricordato che i tumori sono di svariati tipi e che una cura efficace per un tipo può non esserlo per nulla nei confronti di un altro; anche per questa ragione, il tempo necessario agli scienziati per effettuare studi mirati è talvolta lungo, più di quanto desidereremmo…

È importante che su ogni sostanza vengano effettuate verifiche di tossicità acuta e di tossicità a lungo termine. Per quanto riguarda le tossicità a lungo termine, un esempio può essere costituito da un’altra pianta della stessa famiglia, l’Artemisia alba: quest’ultima è tossica per il ciclo riproduttivo e teratogena per mammiferi a dosi preoccupanti (300 mg/kg bw). Quando anche sull’Artemisia annua saranno stati effettuati test di tossicità a lungo termine (fra cui la mutagenicità e la tossicità per il ciclo riproduttivo), gli scienziati potranno valutare il rapporto rischio/beneficio dei farmaci che eventualmente potranno contenerla.

Gli infusi di Artemisia annua hanno azione antimalarica, attribuita al principio attivo artemisinina. Uno studio pubblicato su Toxnet [ J Ethnopharmacol. 2012, Jun 14; 141(3):854-9]  evidenzia che sia l’infuso di Artemisia annua sia l’infuso di Artemisia afra mostrano una spiccata attività anti-HIV; poiché l’Artemisia afra non contiene artemisinina, si suppone che l’attività anti-HIV sia da attribuirsi ad altri agenti attivi ancora da indagare. Questa scoperta potrebbe avere delle ricadute anche negli studi sulle cure anticancro, aprendo nuovi scenari.

Concludo riassumendo così: nonostante i primi risultati positivi è bene non farsi prendere da facili entusiasmi, ricordando che il passaggio dalla provetta all’uomo è importante e va accompagnato da numerose e lunghe verifiche.

Usare Linux al posto di Windows® in azienda (e fuori)…

TuxOrmai da  molti anni (più o meno dal 1998) sono utente Linux.

Sono partita con Mandrake, per poi passare a Ubuntu nelle sue varie versioni (Gnome, KDE, Xubuntu) e nei suoi vari aggiornamenti, sia a casa sia in azienda. Ho acquistato una licenza Windows® XP solo per un pc aziendale, specificamente dedicato a una stampante industriale.

Un utente linux, generalmente, non è un utente “normale”: deve diventare – volente o nolente! – anche un po’ programmatore, tramite la consultazione dei numerosi forum e tutorial presenti sul web. Si perde un po’ di tempo, è vero, ma può essere anche divertente e certamente è istruttivo: si è costretti a ragionare! Molto più che con le parole crociate…

Sono certa di parlare a nome di molti “compagni di avventura” linux-users, dicendo che a volte è anche spossante, faticoso: capita di non riuscire a risolvere alcune problematiche, specialmente riguardanti l’hardware!

Nonostante questi “incidenti di percorso”, ecco le ragioni che mi portano sempre e comunque a scegliere linux:

  • è facile da usare

(a parte l’installazione di alcuni hardware)

  • il sistema operativo e i softwares, che sono tanti e ben fatti, sono per la maggior parte gratuiti (free)

oltre a essere teoricamente modificabili senza dover chiedere il permesso a nessuno (open-source)

  • non servono antivirus

perché, fra le varie ragioni, linux è relativamente poco diffuso e i creatori di virus e troyan non lo trovano interessante per i loro scopi

  • gli utenti-linux che mantengono vivi i forum sono generalmente pazienti e generosi:

quando non si riesce proprio a risolvere un problema da soli, si può chiedere e ricevere consiglio (sono riuscita perfino a darne io stessa!), sentendosi davvero parte di una comunità.

I pannolini lavabili sono davvero ecologici?

PannoliniCon la mia ultimogenita ho utilizzato pannolini lavabili fino a circa 1 anno di età. Avevamo accuratamente scelto la tipologia (All in 2), il materiale (cotone bio) e la marca (tedesca, molto conosciuta), con comodi bottoncini e praticità di utilizzo.

Nei primi mesi mi sono trovata bene: la bimba ha avuto poche irritazioni e l’ingombro non le ha impedito di cominciare a camminare presto (prima dell’anno di età).

Intorno all’anno abbiamo sospeso, per ragioni di tempo e di fatica: lavare e far asciugare i pannolini non è una cosa da poco, specialmente quando si lavora tutti e due…

 

Credo che dipenda molto dal fatto che la bimba, con l’introduzione dei pasti di tipo normale, senza più il latte materno, abbia fisiologicamente cambiato la consistenza delle feci, la cui asportazione precedente il lavaggio a macchina risulta ora molto più impegnativa.

Il vero problema però è un altro: ci siamo chiesti se i pannolini lavabili sono davvero ecologici! L’acqua calda che si consuma è veramente parecchia!

Forse potrebbero essere più sostenibili dei pannolini usa e getta compostabili.